Uno dei problemi connessi alla crisi climatica è quello della produzione di energia elettrica. Carbone e petrolio vanno abbandonati subito perché il loro uso produce moltissimi gas serra. Pure il gas naturale contribuisce al riscaldamento globale e quindi non può essere la fonte del futuro, può al più aiutarci in una fase di passaggio che dev’essere comunque molto breve.
E dunque? Ci sono le cosiddette ‘fonti rinnovabili’, ma basteranno? Oppure ci vuole anche l’energia nucleare, che a regime non impatta sui gas serra in atmosfera?
Per rispondere a questa domanda servirebbe un dibattito serio ed equilibrato, approfondito ma semplice. Dibattito che, però, è quasi impossibile trovare. Chi parla di energia nucleare, nella stragrande maggioranza dei casi, fa una premessa: si schiera.
Contro o a favore, ma si schiera.
Così anche chi legge, anziché approfondire o capirci qualcosa di più, si sente chiamato a collocarsi da una parte.
Questa logica dello schieramento è talmente forte che anche tra chi sta leggendo queste righe penso ci sia chi si chiede ‘Dove vuole andare a parare, Daniele? Mi sta intortando per poi dirmi che l’energia nucleare ci vuole o non ci vuole?’ Ma a costo di alimentare i sospetti, confermo che non ho scelto da che parte schierarmi, figuriamoci proporlo.
A dire il vero, sul tema qualcosa so. Il primo lavoro della mia vita è consistito nel misurare la radioattività portata in Italia dalla nube di Chernobyl. Era il 1986, avevo diciannove anni e l’anno precedente mi ero diplomato come perito tecnico industriale in energia nucleare. Un centro di radioprotezione di Torino, sovraccarico di cose da fare per via dell’incidente nella centrale ucraina, mi propose il lavoro, accettai e di conseguenza imparai qualcosa sugli effetti delle radiazioni ionizzanti sugli esseri viventi, prima di tutto umani.
Ma ben poco so su temi come la valutazione del fabbisogno energetico. So poco pure sui costi per kwh di un tipo di energia o di un altro. Non sono esperto sui tempi di costruzione dei vari tipi di impianto e sulla loro durata a regime. So poco sulle politiche dei sussidi e sull’andamento dei finanziamenti con capitale privato.
Su tutte queste cose avrei bisogno di maggiore chiarezza, di confronti tra un modo e l’altro di produrre energia in modo chiaro e comprensibile, confronti che approfondiscano la questione dai punti di vista economico, sociale e ambientale.
Questo bisogno – che non credo sia solo mio – non mi pare sia soddisfatto.
Prevalgono le prese di posizioni ‘a priori’ tra chi vuole l’energia nucleare e chi non la vuole. Capisco che la logica del derby, dello schierarsi di qua e di là, funzioni in termini comunicativi. Ma temo produca soprattutto danni.
Non c’è un modo per rendere appassionanti e coinvolgenti queste riflessioni, evitando però di dover scegliere subito da che parte stare?