Non sappiamo come dirvelo, ma c’è un nuovo acronimo: CSRD, che sta per Corporate Sustainability Reporting Directive, traducibile come Direttiva sulla reportistica della sostenibilità nelle imprese (d’accordo, suona tremendo, usiamo l’acronimo).
Trattasi di una direttiva europea, pubblicata il 16 dicembre sulla Gazzetta Ufficiale europea. In sintesi, la direttiva chiede alle imprese di pubblicare ogni anno un rapporto sulle proprie attività dal punto di vista della sostenibilità. L’Unione europea non abbandona a sé stesse le aziende nel farlo: nella seconda metà del 2023 fornirà indicazioni su come redigere questi rapporti.
Allegate a questa direttiva ci sono due notizie, una buona e una cattiva. La buona è che questo rapporto sulla sostenibilità va a sostituire il rapporto sulle attività non finanziarie che già tante aziende devono compilare da qualche anno. Quindi non dovranno fare un lavoro in più, semplicemente dovranno aggiornare quello che già fanno.
La cattiva notizia è che il numero di imprese che dovranno compilare questo rapporto aumenta un po’. Su base europea quadruplica. Su base italiana… ecco, anche questo non sappiamo bene come dirvelo, ma su base italiana sembra che questo numero aumenti di venti volte. È che a scrivere il report di sostenibilità saranno chiamate anche le PMI che, come sappiamo, in Italia abbondano.
Però, dai scherziamo!
No, che così tante aziende dovranno redigere il report è vero, non è uno scherzo. Ma non è vero che è una cattiva notizia! Sono tutte buone notizie, perché sono strumenti che favoriscono la transizione ecologica, di cui abbiamo un gran bisogno. Ed è vero che per molte aziende si tratterà di fare un lavoro che adesso non stanno facendo. Però sarà un modo per ragionare sulle proprie attività, su come migliorarle, su come raccontarle bene e in modo coinvolgente.