Dopo oltre vent’anni, la serie A di Calcio non sarà più Serie A TIM: dal campionato 2024-2025 sarà Serie A Enilive, per almeno tre anni (poi si vedrà). Come si capisce dal nome, Enilive è una società dell’Eni. Precisamente è quella dedicata ai prodotti per la mobilità: car sharing con enjoj, (con flotta al 100% elettrica), le stazioni di servizi, nonché la rete di rifornimento che include anche la ricarica delle vetture elettriche. Dunque Eni, tramite una sua azienda, sarà il Title Sponsor della Serie A: un’occasione di grande, grandissima visibilità. Da qui la domanda:
È un bene o è un male?
Gli aspetti negativi
- Eni è un’azienda ancora molto sbilanciata sul fossile. Questo articolo riassume un’analisi di Reclaim Finance, GreenPeace Italia e ReCommon secondo cui la maggior parte degli sforzi imprenditoriali di Eni vanno – e andranno ancora per diverso tempo – verso la produzione e diffusione di energia basata sullo sfruttamento delle fonti fossili. Aggiungo che GreenPeace, ReCommon ed Eni oggi si vedono pure in tribunale: i primi vi hanno portato la seconda per chiederle di adattare il piano strategico ai famosi obiettivi di Parigi (ma è spiegato bene qui da Ferdinando Cotugno).
- Nell’ambito della mobilità sostenibile Eni promuove i biocarburanti, che sono oggetto di ampia discussione. L’articolo più equilibrato – e forse più autorevole – tra quelli che ho controllato l’ho trovato sul sito della Royal Society. Andrebbe letto tutto, per avere il quadro completo, perché il tema è abbastanza articolato e bisogna distinguere tra biocarburanti di prima, seconda e terza generazione. In sintesi, però, stiamo ancora parlando di potenzialità positive, piuttosto che di grande efficacia già dimostrata.
- In sostanza, c’è il timore di una grande combo: greenwashing e sportwashing in un colpo solo. Eni, azienda che vive soprattutto sul fossile, si presenta a un grande pubblico come leader nella sostenibilità. Il mondo del calcio, senza bisogno di fare alcunché, lega la sua immagine alla sostenibilità.
Gli aspetti positivi
- Potrebbe essere l’occasione per parlare di mobilità sostenibile, cercando di spostare l’attenzione sul trasporto pubblico, anziché quello privato (carə tifosə, come ci venite allo stadio?).
- Come scrive l’articolo già citato: «solo l’8 per cento degli annunci di Eni promuove i combustibili fossili, malgrado questi costituiscano circa l’80% del suo portfolio». Ribaltiamo la prospettiva del greenwashing: questo significa che il grande pubblico apprezza la transizione ecologica. Sennò che interesse avrebbe una grande azienda a investire grandi quantità di denaro per raccontarsi – a torto o a ragione – come molto impegnata nella sostenibilità? A me questa cosa non sembra banale, perché mi sembra in contrasto con il fatto che, anche in Europa, le forze politiche che vogliono – nella migliore delle ipotesi – rallentare la transizione ecologica abbiano il vento in poppa, abbiano consenso.
- Se arriva un grosso sponsor che parla – a torto o a ragione, non dovrei più ripeterlo, ma a scanso di equivoci… – di mobilità sostenibile, magari il mondo del calcio si dà una svegliata e viene spinto a impegnarsi di più in favore di sostenibilità e diritti al di là degli impegni occasionali a cui assistiamo ogni tanto. Delle potenzialità del mondo del calcio abbiamo parlato nel nostro podcast, di recente, con Mattia Placido. Dei problemi che ancora ha, il mondo del calcio, abbiamo parlato qualche tempo fa con Edoardo Maturo.
Noi di Non So Come Dirtelo cercheremo di sfruttare la cosa per sperimentare ancora nuovi modi per parlare di transizione ecologica. Vedremo come andrà ma, al momento, abbiamo una sola e unica grande certezza:
Sempre e comunque, forza Toro.
Daniele Scaglione